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Castello Monforte
Castello Monforte Il Castello si trova edificato è proprio in cima al monte, ed è un maestoso spettacolo.
Formato di pianta quadrata con cortine e baluardi rotondi nei quattro angoli, quantunque si vegga attualmente povero ed in parte "ruinoso", pure mostra nell’insieme l’antica sua importanza, e per cagione della topografia posizione e per la robustezza della costruzione, che non la "cedea punto a’ più forti del medio – Evo".
Partono dai suoi lati due mura di difesa (diroccate in vari luoghi) le quali scendono fino alla falda del monte per il giro di passi 800, e ne racchiudono quella superficie che è posta all’oriente ed al mezzogiorno.

Campobasso e i Monforte costituiscono un binomio inscindibile nella storia della città. Ancora oggi il nome dei Monforte è presente quotidianamente nei bollettini meteorologici nazionali, riguardanti il capoluogo molisano giacché la stazione meteorologica è posta proprio in un’ala del castello omonimo. Vi è più di un’ipotesi sulla provenienza della famiglia dei Monforte.
Secondo qualche storico, sarebbero discendenti dei Montfort di Francia e d’Inghilterra, alcuni dei quali sarebbero venuti in Italia al seguito di Carlo I d’Angiò.
Secondo altri, essi presero il nome della terra di cui erano feudatari, come altre famiglie molisane di probabile origine longobarda e normanna.
Dai più antichi documenti si sa con sufficiente sicurezza che un certo Giovanni di Monforte, signore di Fragneto (dell’attuale centro beneventano, già all’epoca nominato Monforte), vista a cavallo dei secoli XIII e XIV.
Giovanni di Monforte ebbe come tutore Riccardo di Gambatesa, personaggio di spicco alla corte di Roberto d’Angiò, che si distinse nell’impresa "insigne di Genova" contro capitani di ventura quali Castruccio dei Castrocani e Marco Visconti.
Giovanni di Monforte sposò poi figlia di Riccardo di Gambatesa, il quale impose, non avendo figli maschi, che il figlio primogenito dei Monforte, Riccardello, aggiungesse al suo nome quello dei Gambatesa.
E fu proprio con Riccardello che ebbe inizio la dinastia dei Monforte-Gambatesa in Campobasso.
I Monforte-Gambatesa furono valenti uomini d’arme. La principale ricchezza su cui poter fare affidamento era la spada. Il personaggio più famoso di tutti i Monforte-Gambatesa fu certamente il Conte Cola, di cui parla anche Benedetto Croce.
Conte Cola, detto anche il Campobasso, si distinse per le sue virtù militari nella lotta per la successione al Regno di Napoli fra Angoini e Aragonesi, parteggiando inizialmente per gli Aragonesi e successivamente per gli Angioini, con i quali si alleò dopo essersi ribellato agli Aragonesi.
Cola batté moneta, coniando pezzi d’argento recanti la scritta, "Nicolaus Comes" su un verso e "Campibassi" sull’altro, con lo stemma araldico dei ceppi e delle manette, in ricordo dell’avo Lodovico IX.
Cola aiutò il pretendente angioino al trono di Napoli, Giovanni d’Angiò, ospitandolo anche nel castello di Campobasso.
Con la vittoria degli aragonesi, Cola di Monforte fu privato dei sui beni e seguì in Francia, quale condottiero, Giovanni d’Angiò. Qui si mise al servizio di Carlo il Temerario, Duca di Borgogna, con il quale riuscì in molte imprese: la campagna di Liegi, la guerra contro Luigi IX, e la conquista della Lorena. La critica storica non è benevola con il Conte Cola, lo accusa di essere stato la causa della sconfitta di Nancy per aver tradito Carlo il Temerario.
Cola forse fu indotto al tradimento dal desiderio di vendicare un’offesa (un manrovescio) ricevuta da Carlo, con il quale aveva avuto un vivacissimo diverbio sull’opportunità di intraprendere un’impresa militare.
Ci sembra, in conclusione, di poter affermare che Cola è stato troppo frettolosamente liquidato dalla critica storica soltanto come un prode condottiero, un rude personaggio, ed invece è possibile scoprire in lui una sensibilità poetica: sembra, infatti, che sia stato un gentile rimatore e che i suoi componimenti siano compresi nelle sillogi di liriche napoletane del 1468.
Cola, dopo essere passato al servizio della città di Venezia, dove ricevette riconoscimenti ed onori, morì nel 1478. Quattordici anni più tardi, si estinse la famiglia dei Monforte-Gambatesa che aveva partecipato attivamente alla storia dell’Italia meridionale nel secolo XV